Brigate rosse. Una storia italiana by Mario Moretti

Brigate rosse. Una storia italiana by Mario Moretti

autore:Mario Moretti [Moretti, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Terrorism
ISBN: 9788841720073
Google: LIaWPwAACAAJ
editore: Anabasi
pubblicato: 1995-09-14T22:00:00+00:00


CAPITOLO VI

Il sequestro Moro: mai così forti, mai così deboli

Il 1978, il sequestro e l'uccisione di Moro segnano una svolta non solo nel paese ma nella vostra stona. Proviamo a definirla. Non constatavate, anzitutto, degli errori di previsione, uno sugli spazi per la trattativa, l 'altro sul Pci ?

Dire "trattativa" mi fa rabbrividire. È diventata sinonimo di "cedimento", anticipa un solenne "non possumus", chiude con ogni possibilità di ragionare. Noi - lo ripeto - non volevamo né trattavamo nessun riconoscimento istituzionale. Come potevamo chiedere una patente di legittimità allo stato che stavamo combattendo? Non è mai stato questo il problema.

Non giochiamo sulle parole. Per salvare Moro, hai detto, bastava che qualcuno "dello stalo " ammettesse: si, in Italia ci sono dei detenuti politici, dunque c'è un soggetto politico con il quale dobbiamo interloquire. Non era un "riconoscimento"?

Sarebbe stata l'ammissione d'uno stato di fatto, niente di più, e del "come uscirne" per una via che non fosse la guerra. Dal momento in cui si fosse detto, soprattutto da parte comunista: "Fermi tutti, ragioniamo", sarebbe stata un'altra storia.

Tu insisti: "soprattutto da parte comunista ". Ma come pensare a una sua indulgenza verso un gruppo armato, quando con la lotta armata aveva chiuso nel 1945 e stava per proporsi nell'area di governo?

Non ci aspettavamo questo, ma che avrebbe avuto dei problemi seri al suo interno si. C'era un grande movimento operaio, per niente integrato, e in esso c'era quel grande Partito comunista. La storia delle Br è una storia in quella storia. Il Pci pareva una grande forza democratica, non rivoluzionaria, ma che per vie sue, opposte alle nostre, puntava a una trasformazione. Nel '78 scrivemmo che era ormai parte organica d'un processo di riqualificazione del sistema... ma non ci credevamo sul serio. Conoscevamo i compagni del Pci, come ne vivevano la linea, le illusioni che si facevano. E loro conoscevano noi. Ci conoscevano e non ci denunciavano, ci parlavano, parlavamo. Magari non erano d'accordo, ce ne dicevano di tutti i colori, ma erano compagni, non eràno lo stato e non lo sarebbero stati mai... Questa base non poteva non condizionare i dirigenti.

Si può capire che vi illudeste ancora nel '68-69. Ma nel 1973 il "compromesso storico " teorizza la moratoria nel conflitto. E il '76 la mette in atto. Dove vedeste traccia di una linea diversa ?

Pensammo che sarebbe esplosa la contraddizione vertice e base nel momento in cui avessimo messo la Dc con le spalle al muro. Dimostravamo che non era invincibile, si poteva processarla e chiederle conto di quel che aveva fatto. La linea dell'unità nazionale sarebbe entrata in collisione con l'anima di base, il compromesso avrebbe potuto saltare, il Pci restava quel che era ma avrebbe giocato un ruolo diverso, non appiattito sulla difesa dello stato e della Dc. Quando questo non si verificò, restammo folgorati. Quella contraddizione non esplose, ma neppure spari: quando più tardi a Torino il Pci distribuì agli operai il questionario che chiedeva di denunciarci, non raccolse nulla.

Fra non denunciarvi ed essere dalla vostra parte ce ne correva.



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